giovedì 21 agosto 2008

Fashion business/ "Voglio due articoli su un settimanale. Solo dopo arriverà l'omaggio...". Viaggio nel mondo delle pr delle griffe di serie B

"Ho visto che è iscritta all’Ordine dei Giornalisti professionisti!", dice la pr alla cronista, meravigliandola. La pr, portavoce di una griffe della moda femminile, nazionale ma di “serie B”, ha passato gli "anta", eppure non si fida, o non pensa di avere esperienza sufficiente per riconoscere un giornalista. “Scusi, ma perché dovrei fingermi giornalista senza esserlo? L’unica sit com sui giornalisti italiani è stata un flop”. Deprimente la risposta: poco tempo fa due sedicenti giornalisti avevano assicurato di scrivere dell’azienda e poi… puff! Si sono volatilizzati. Niente articoli.

Storie di ordinaria incomprensione nel rutilante mondo della moda su carta patinata. Una stradina, il muraglione della ferrovia, si entra nel cortile dello show room, dove l’azienda riceve i giornalisti. E le giornaliste, che distingui facilmente: sono quasi tutte anoressiche. Del resto, le buyer devono interpretare il brand… e anche le giornaliste sedersi a tavola e sorbirsi due ore di monologo della pr & press office (consulenza esterna da migliaia di euro al mese che difende, ovviamente, con tutti gli artigli: mani e piedi) la quale, precisa, “solo dopo” la pubblicazione dei servizi invierà un omaggio.
Sono stata bene istruita: "Stai attenta, è tutto diverso che entrare in contatto con le grandi griffe. Esiste un sottobosco di persone vuote che mascherano ciò che non sono, il loro vuoto, con l’arroganza", spiega una seria manager a proposito di certi marchi emergenti...L'INCHIESTA

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